sabato 27 novembre 2010

2.55 Un mito intramontabile.



 Sotto questa sigla piena di mistero si cela una delle borse più famose del mondo: la classica borsetta impunturata con tracolla a catena creata da Coco e rivisitata da Karl Lagerfeld. La domanda è: come può un accessorio superare la soglia dei cinquant’anni e continuare ad essere un oggetto del desiderio transgenerazionale? Le risposte potrebbero essere: perchè è un archetipo che pulsa nell’immaginario collettivo, perchè è immagine di lusso, perchè l’abilità della Maison nel riproporre questo modello sempre simile a se stesso, ma sempre attualizzato è fenomenale, perchè è una borsa inimitabile, le copie sono davvero molto brutte e quindi la 2.55 è unica. Piace alle signore come alle ragazzine e mentre alle prime dona classe, alle più giovani regala allegria. Ma come e dove nasce? La borsa a tracolla appare nelle collezioni di Mademoiselle Chanel nel 1930. Nel 1955, Coco la reinventa grazie alla famosa imbottitura, i primi modelli sono in jersey, poi in agnello “plongé“, morbidissimo. Ecco le caratteristiche: l’imbottitura, la tracolla a catena dorata, intrecciata o meno con una striscia di pelle, la cerniera con le due «C», con vite placcata o 3 microns, la fodera in pelle rosso granata per la maggior parte dei modelli, almeno una tasca con chiusura lampo all’interno, rifiniture accurate, il nome Chanel scritto a caratteri dorati con il segno R marchio registrato, che significa che è vietata ogni riproduzione, una carta di autenticità numerata, il cui numero si trova all’interno della borsa. E’ la “ carta d’identità “ della borsa, un vero e proprio certificato che permette di distinguere il vero dal falso. I due terzi della produzione sono realizzati nei luoghi di fabbricazione Chanel in Francia, il resto è prodotto in Italia, in particolare alcune borse da sera o modelli molto sportivi sotto il rigoroso controllo del Servizio Produzione. La composizione di una 2.55 ( il 5 era il numero portafortuna di Coco) prevede 180 operazioni dal taglio fino alla confezione, unendo tecnologie avanzate e lavoro tradizionale come il taglio, l’assemblaggio e l’intreccio della catena. I materiali utilizzati sono il jersey e le migliori pelli d’agnello provenienti dal centro della Francia, regione di Millau, che vengono tannate, tinte in botte e lasciate asciugare all’aria, infine sottoposte a diversi test: perdita del colore, lacerazione del fiore, resistenza ai raggi UV. Altro pellame: vitello anche scamosciato, capretto scamosciato, vitello grainé, coccodrillo d’allevamento (solo il ventre, il più pregiato), struzzo: la bellezza della borsa è data dalla regolarità e dalla taglia delle “perle“. Inoltre vengono utilizzati: satin, velluto, gros grain, tweed, flanella, tessuto a spugna, tela, a seconda della sensibilità creativa. Sotto, sotto:la fodera è sempre color granata per le borse classiche in pelle nera o blu marine. Per quanto riguarda gli altri colori, la fodera è tono su tono (eccetto il verde foderato di nero), mentre le borse di jersey nere sono foderate di gros grain rosso. Le declinazioni della 2.55 e tutta questa cura nel realizzarla, dalla scelta dei materiali all’esecuzione, ci fa pensare ad un oggetto non seriale, ma di atelier, una borsa fatta per noi che ci accompagnerà nei nostri percorsi, che custodirà segreti e che regaleremo alle figlie, come fosse un piccolo gioiello. Ecco alcuni tra i modelli più particolari di 2.55 nera.









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